1997 Giordania Wadi Rum

Giordania Wadi Rum Trek

 

Viaggetto simpatico che offre spunti archeologici e naturalistici, non difficile, ma che richiede spirito di adattamento. Perfetto per 15 giorni di vacanza tranquilla. Le camminate a Wadi Rum sono piacevoli, ma da non fare nell’ora centrale e nelle zone di sabbia più soffice, le ascensioni sono in questo periodo sempre ventilate e fattibili, sia le “moderate” che le “easy”, da persone anche prive di qualsiasi esperienza. Necessaria la cassa cucina anche se una brava guida vi potrà procurare il cibo e l’ospitalità nelle tende beduine. Se pensate di campeggiare e fare da mangiare vi consiglio di portare il cibo dall’Italia perché con le nostre cose ce la sbrogliamo meglio. Per il fuoco potete usare come noi la legna (ma tutte le pentole saranno nere) o portare teste di camping gas perché le bombolette da 250 g si trovano ad Amman. Utile una borsa supplementare per le provviste comuni e taniche per l’acqua da potabilizzare. lo mi ero già fatta una idea di itinerario e assieme a Zidan, che è venuto a Petra apposta per pianificare il percorso, abbiamo concordato il giro. Mi sono resa conto poi, vedendo il posto, che è veramente inutile fermarsi al campeggio di Rum situato in un paesetto squallido e sporco.

Zidan ci aspetta 10 km prima di Rum con una Nissan che carichiamo con i bagagli. Percorriamo a piedi un cayon tra i Jebel pieno di sabbia rosa mentre lui porta i bagagli al campo; poi, risaliti in jeep, andiamo alle dune rosse dietro il Jebel UmEjile le scaliamo con discreta fatica. Infine, sempre in jeep, arriviamo al campo. Ci fermiamo in una bellissima grotta riparata.

Partiamo in macchina fino a Jebel um Ejil e percorriamo con il fratello di Zidan il canyon of Rakabat Um Ejil (itinerario n. 13 della guida fatto al contrario) mentre la jeep torna a Rum. Tè a Rum a casa di Zidan e poi partenza in jeep per la sorgente di Lawrence che oramai è imbrigliata in un bel serbatoio. Pranzo all’ombra di una tenda beduina. Ritorno al campo, parte in jeep parte a piedi, passando per il canyon Kazali (itinerario 19) con le sue magnifiche pitture rupestri. Scalata fuori programma di una duna rossa addossata ad un piccolo jebel. Facciamo tutti i bagagli che ripariamo con la stuoia ed in jeep partiamo alla volta dell’arco di Burdah (itinerario 17). Scalata fino all’arco (uno di noi rinuncia a metà), varie foto e si ammira il paesaggio (è presente nell’unico punto esposto un anello cementato dove si può fare sicura – la vetta del jebel potrebbe essere raggiunta con qualche passaggio di 3° grado). Ritorno leggermente più laborioso e, mentre noi facciamo merenda all’ombra, la guida va a recuperare i bagagli e li porta al nuovo campo più a sud dell’arco di Burdah. Quando arriva il mezzo alle 15 ci trasferiamo al piccolo arco che scaliamo in pochi minuti e torniamo in jeep al nuovo campo in una zona un po’ più ventosa a sud. Montiamo il nuovo campo. Partiamo in jeep verso le imponenti pareti rosse che si vedono ad occidente. La guida ci lascia ai piedi delle stesse in prossimità di magnifiche sorgenti che nella roccia formano dei laghetti in caverna. Rimarremo lì fino alle 15 improvvisando un giro dietro alle pareti ed una scalata ad una duna rossa. Ritorniamo al solito campo.

Ci alziamo e smontiamo il campo. Trasferimento con armi e bagagli al Um Adaami ed alle 10,30 iniziamo la salita (itinerario 21) con, come guida, il suonatore di mandolino (in realtà la guida in questa ascensione è superflua). La salita è solo una grossa camminata di 1,30 h e dalla vetta il panorama è bello, ma niente di più degli altri giorni. Scesi veloce mente, torniamo al campo in jeep fusi dal troppo sole. Parlando con Zidan dell’ascensione poco remunerativa veniamo a sapere che in realtà ci sono molte altre ascensioni più belle e meno faticose in questa zona, che potrebbero sostituire questa vetta che sì è la più alta, ma in realtà bruttina. Rimontiamo il campo in  un bellissimo posto tra le rocce rosse. Smontiamo tutto ed alle 8,30 ci avviamo per la strada del deserto che essenzialmente percorre un wadi in discesa. Alle 10 siamo alla strada asfaltata dove il prenotato carissimo pulmino ci aspetta per accompagnarci ad Aqaba.

Pubblicato sulla Rivista dell’anno 1999 n.6 nella sezione “Taccuini”

Giuliana Bencovich