Domenica 13 Giugno

Le MINIERE del
PIAN DEI RESINELLI

 

Le miniere visitabili sono la miniera Anna e la miniera Cavallo.Il programma della giornata può essere:

 

ore 10.00 ritrovo ai Piani Resinelli al Piazzale delle Miniere, dove sorge anche il rifugio della SEL,  e prendere i biglietti per la visita.

 

ore 10.30 partenza per scendere tramite un breve sentiero alla miniera Anna e visita guidata della stessa. La durata della visita è di circa 1 ora.

 

Terminata la visita sono possibile due alternative anche in funzione delle condizioni meteorologiche.

 

In caso di tempo favorevole si può raggiungere direttamente la miniera Cavallo tramite un sentiero con una passeggiata di circa mezz'ora, consumare il pranzo al sacco nei prati e attendere le ore 14.30 per la visita.

 

Altrimenti , se il tempo fosse brutto, dalla miniera Anna si risale nuovamente al piazzale delle miniere dove presso il rifugio SEL si può consumare un piatto caldo e pranzare al sacco. Poi verso le 13.45 con le auto scendere verso Lecco e al dodicesimo tornante imboccare la stradina che porta alla miniera Cavallo per la visita delle 14.30.

 

Per la prenotazione occorre contattare il numero 0341 - 733234.

Il costo della visita è di 5.50 euro per ciascuna miniera, pertanto un totale di 11.00 euro a persona; sono però previste riduzioni nel caso di gruppi.

L' equippaggiamento per la visita, casco e torcia elettrica, sono forniti dagli organizzatori.

Informazioni sulle miniere sono reperibili sul sito www.passolento.it

Riferimento: Luigi

Oppure a Guido Platania

Tel 335/208784  - gp@helponline.it

 

 

Programma di massima

Mezzi

Auto, circa 1.15 oreda Mlano

Treno, e bus (cambio a Lecco)  partenza 8.15 staz.centrale arrivo 8.57 lecco              partenza 9.05 bus da lecco arrivo 9.50 piazzale miniere RITORNO –16.50 da PDR arrivo a Milano dopo le 19.00

 

 

Spesa prevista

Trasferimento

Macchina circa 6 euro euro solo andata per macchina (in 4 persone circa 1,5 euro a testa)

Ingresso alle 2 miniere 5.50 euro a miniera totale 11 euro a testa (possibilità sconti per gruppi)

Pranzo al sacco, possibilità di integrazione presso i rifugi.

 

 

 

 

PIANI RESINELLI E PIANI D'ERNA

Piani Resinelli - panoramaPrima di salire in auto, osservate bene il cielo: solo una giornata tersa potrà farvi godere appieno le meraviglie di questo itinerario. Nelle giornate limpide potrete osservare Lecco, il Resegone, le Grigne, un lungo tratto dell'Adda, la Brianza e i suoi laghi, il gruppo dei Corni di Canzo e, più in là, le cime innevate delle Alpi.

Non serve essere alpinisti per godere di uno scenario tanto suggestivo. Basta avere la voglia di fare due passi e l'accortezza di lasciarsi alle spalle le strade più trafficate per imboccare i tornanti che salgono ai Piani Resinelli (quota 1200), un vasto altipiano situato ai piedi della Grignetta, a 17 chilometri da Lecco, mezz'ora di automobile. Oppure raggiungere la stazione della funivia situata a Versasio (frazione di Lecco, a 6 chilometri dal centro città) e in quattro minuti sarete ai Piani d'Erna, una verde conca fra il Resegone e il Pizzo d'Erna.

Piani Resinelli - panoramicaSe avete un'intera giornata a disposizione, vi consigliamo i Piani Resinelli, che con il loro Museo Naturalistico (sede anche di una permanente fotografica di astronomia, aperto la dimenica in estate dalle 9 alle 18, visite settimanali su prenotazione allo 0341.240724) sapranno soddisfare tutte le vostre curiosità in merito agli aspetti paesaggistici e naturalistici del gruppo delle Grigne.Se avete invece a disposizione solo metà giornata optate per la visita ai Piani d'Erna.

Per raggiungere i piani Resinelli occorre prendere la strada statale che porta in Valsassina ed entrare a Ballabio. Deviare poi a sinistra (indicazione Piani Resinelli) e salire lungo una serie di tornanti che s'inoltrano nei boschi.

GrignettaLa strada si snoda in moderata pendenza con vista sulle guglie della Grignetta (o Grigna Meridionale), lungo il fianco occidentale dei Corni del Nibbio, fino a sboccare nel vasto parcheggio di piazza Resinelli, dove potrete lasciare l'auto. Nei giorni festivi e durante il periodo estivo esiste un servizio di autobus con partenza dalla stazione ferroviaria di Lecco che copre tutta la tratta.

L'aria ha già l'inconfondibile profumo di montagna, tutto attorno boschi di faggi, betulle e conifere. I Piani Resinelli devono il loro nome alla famiglia lecchese che a metà dell'Ottocento rilevò una parte di questo vasto pianoro ai piedi della Grigna meridionale da un'altra famiglia "storica" della città, gli Agliati. Da allora in poi, la zona verrà chiamata con il nome di Roccolo dei Resinelli, poi Piani Resinelli. Nell'abitato, oltre a ristoranti e pensioni, vi sono alcuni rifugi, punto di partenza per escursioni per tutti i gusti.

Piani Resinelli - imbocco della minieraUn tempo i Piani Resinelli erano un alpeggio ricco e famoso per il suo bestiame. Avevano anche fama di centro minerario, con numerose miniere di piombo il cui sfruttamento risalirebbe all'epoca romana, continuando nell'epoca napoleonica per cessare definitivamente all'inizio del '900. Di quel passato estrattivo restano numerose tracce. Nell'alta Val Calolden è ancora possibile visitare un complesso di bidonvie e cunicoli di miniere abbandonate. Per vedere da vicino l'imbocco delle gallerie raggiungete il rifugio Sel dei Resinelli, in piazza delle Miniere (poco distante dal piazzale del parcheggio) e scendete per pochi minuti nel canalone sottostante il rifugio fino a trovarvi all'ingresso di una di queste gallerie.

Piani Resinelli - parco ValentinoMa il fiore all'occhiello dei Piani Resinelli è il grande "parco Valentino". Non perdetevi quattro passi fra i boschi e i prati del parco. Dall'ingresso del Parco in una ventina di minuti potrete raggiungere villa Gerosa, dove ha sede il Museo delle Grigne, con un'ampia terrazza panoramica.

Proseguendo nel cammino si incontra il Belvedere: protetti da una balaustra, potrete ammirare il bacino del lago di Lecco, i laghetti della Brianza, i Corni di Canzo, la vetta del monte Coltiglione, la Torre Diaz e il Coltignoncino. Un altro punto del parco da non perdere è il Forcellino, anch'esso molto panoramico. Potete raggiungerlo facendo una deviazione sul sentiero per il Belvedere.

Piani dE lasciamo ora le Grigne e i Piani Resinelli per spostarci sull'altro gruppo montano che ha reso il nome di Lecco famoso nel mondo: il gruppo del Resegone, di cui i Piani d'Erna sono l'avamposto sulla città. I Piani d'Erna si trovano a 1250 metri di quota, dispongono di un rifugio e di due ristoranti, sono un comodissimo punto di partenza per tutte le escursione nel gruppo del Resegone, ma anche da soli valgono la gita.

I Piani d'Erna sono raggiungibili da Lecco. Si sale a piedi (due ore di marcia, il percorso tocca il rifugio Stoppani) ma anche in funivia, con partenza dal piazzale in località Versasio, lo stesso da cui si diparte il sentiero. La prima corsa della funivia parte alle 8.10, nei fine settimana ce n'è in media una ogni mezz'ora. La strada carrozzabile che da Lecco vi condurrà al piazzale della funivia è anch'essa molto panoramica (la tratta è coperta anche dal pullmann di linea numero 5, con partenza da piazza Mazzini).

Piani dNiente però al confronto di quanto potrete vedere una volta giunti a destinazione: dai Piani d'Erna il panorama sulla città di Lecco è superbo, forse il più bello che si possa godere dalle montagne. Lasciata alle spalle la stazione d'arrivo della funivia, si prende sulla destra la strada sterrata in discesa e la si percorre fino al primo tornante. Poi si si imbocca una mulattiera che si stacca sulla destra e si arriva al terrazzo con la croce posto sulla sommità del Pizzo d'Erna: è il punto panoramico più suggestivo.

Vi consigliamo anche la passeggiata panoramica per i Piani d'Erna, recentemente ridisegnata: lungo il percorso cartelli segnaletici informano sui punti di particolare interesse storico, etnografico e naturalistico. Il gruppo delle Grigne e del Resegone presenta infatti esclusive specie vegetali protette, come la campanula insubrica, l'aglio insubrico, la sassifraga di Vandelli, la viola del Resegone.

Presso i due ristoranti dei Piani d'Erna, nei fine settimana di maggio, si svolge la bella rassegna "A tavoli con funghi e selvaggina": un'occasione per assaggiare piatti tipici del territorio.

Si scende nel mondo della miniera:
Ai Piani Resinelli riaperte ai visitatori le antiche miniere di piombo
durata della visita: circa 2 o 3 ore (dipende dal tipo di itinerario che si sceglie di fare)
Come arrivare da Milano: in automobile, superstrada Milano-Lecco, uscita per la Valsassina, poco dopo Ballabio prendere a sinistra, segnalazioni 'Piani Resinelli' (parcheggiare vicino al Rifugio SEL), oppure con mezzi pubblici: treno Milano/Lecco poi autobus di linea.
dove rifocillarsi: numerosi bar e rifugi ai Piani Resinelli
Info sui trasporti: http://www.infopoint.it/trl_index.htm
per informazioni e prenotazioni: Resp Ing. Salvatore Mercurio, Comunità Montana Lario Orientale, tel 0341240724, 0341733234, 348-2209361; sito: http://www.cmlarioorientale.it


Ai Piani Resinelli da agosto 2002 sono state aperte, dopo una completa opera di ristrutturazione e messa in sicurezza, due antiche miniere - miniera Anna e miniera Cavallo/Silvia(*vedi nota) - che per secoli (dal 1600 fino agli anni '50) sono state in funzione, grazie alla presenza consistente di vari tipi di minerali di piombo. Questa iniziativa della Comunità montana vuole anche essere uno stimolo per creare nuove opportunità di lavoro in una zona dove il turismo e l'escursionismo tradizionale non bastano più a sostenere l'economia locale e ad arrestare lo spopolamento.
La Valsassina, come le valli bergamasche e bresciane, è stata una importante 'area mineraria' sulla quale si è sviluppata una notevole attività di produzioni metallurgiche (armi, attrezzi agricoli, utensili), che fornivano il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia. Lo sfruttamento di numerose piccole miniere di ferro e altri minerali è stato reso possibile anche grazie alla disponibilità di legname dei boschi circostanti, fino a determinarne lo spoglio radicale in determinati periodi storici: pensiamo che per ottenere 5 kg. di ferro occorreva trattare 200 kg. di minerale bruciando 25 metri cubi di legno! Si è calcolato che in 40 giorni una sola carbonaia poteva esaurire un bosco nel raggio di un chilometro. Fu tra la fine dell'800 e l'inizio del '900 che i progressi tecnologici permisero la più ampia utilizzazione delle risorse minerarie del lecchese, cambiando radicalmente il lavoro in miniera (perforatori pneumatici, uso della dinamite, trasporto su teleferiche, ecc.). Dopo la seconda guerra mondiale l'abbassamento dei prezzi determinò la decadenza di queste attività, fino alla chiusura degli impianti avvenuta alla metà degli anni '50.
Come vivevano in passato i minatori: lavoravano in miniera prevalentemente nelle stagioni fredde (causa le infiltrazioni d'acqua durante l'estate) senza orario o soste, e talvolta dormivano anche in miniera (qui la temperatura è costante, circa 10°, quindi spesso più calda che all'esterno). Partivano a novembre con muli carichi di farina, panni e altre poche masserizie e si sistemavano in rudimentali baite nei pressi della miniera; venivano retribuiti non a giornata ma 'a cottimo' (diremmo noi oggi) in base alla quantità di minerale estratto; il salario era costituito parte in natura (generi alimentari ecc.), parte in denaro, parte in minerali (che poi dovevano rivendere - il pagamento in minerali fu vietato con provvedimento del 1789) e in attrezzi (per continuare il lavoro!). La scarsa preparazione tecnica dei minatori e l'accumulo di materiali di scarto lungo le gallerie rendevano l'ambiente insicuro e pericoloso: i crolli non erano infrequenti.
Le visite guidate: si effettuano in piccoli gruppi, con partenza dallo chalet delle guide (vicino al parcheggio sotto il rifugio SEL - un tempo questa stessa costruzione era una baracca di minatori). E' un'escursione interessante per tutti: adulti, scolaresche e bambini. Anche perché il mondo della miniera evoca una selva di sensazioni contrastanti: l'entrare nelle 'viscere' della terra (la pancia della madre ?), l'immergersi nel buio (luogo dei nostri fantasmi), l'essere rinchiusi ma anche protetti dalle intemperie o dai pericoli del mondo esterno, e inoltre: la fatica dell'arduo lavoro del minatore e il coraggio necessario per affrontarne i pericoli. Si ritorna all'aperto, dopo l'esauriente percorso nell'intrico delle gallerie, con la sensazione di aver fatto qualcosa di più che la consueta gita domenicale.
La miniera Anna si presta ad una visita fattibile da tutti (non occorre essere escursionisti) perché è un itinerario che non presenta nessuna difficoltà; si accede all'imbocco della miniera dopo un agevole sentiero nel bosco di circa 500 metri. Entrando ci si trova nel sotterraneo, più o meno come doveva apparire nel '700-'800; tutto il sistema dei puntelli è stato ricostruito con travi di legno (foto 3) e si è pensato anche ai bambini attrezzando una 'kinder area' dove pannelli disegnati e modellini di 'gnomi minatori' con i loro tipici attrezzi raccontano ai più piccoli, col linguaggio delle fiabe, il mondo della miniera. Il complesso ha un ampio sviluppo di gallerie e spiazzi/caverne di dimensioni ragguardevoli (non sono più gli angusti cunicoli dell'epoca medievale), che testimoniano un impianto tipico dell'epoca rinascimentale: è uno sviluppo ragionato che permette di seguire con razionalità i movimenti della vena mineralizzata (chiaramente visibile in molti tratti). Nel procedere lungo il percorso si ha modo di comprendere l'evoluzione delle tecniche nel corso del tempo, anche grazie ai vari attrezzi (martelli manuali o pneumatici, carrelli, lampade ad aria compressa, ecc.) opportunamente collocati e spiegati ai

visitatori.
La miniera Cavallo è invece raggiungibile dal sentiero (circa 800 metri) che parte dal 12° tornante della carrozzabile: la miniera si inserisce in un percorso escursionistico di maggior interesse che offre una visione più suggestiva del paesaggio montano. La struttura si sviluppa su vari livelli in ordine verticale, determinando salti e vuoti spettacolari di più forte impatto sui visitatori, ma richiedono una maggiore preparazione escursionistica.
Per ragguagli precisi sugli orari di apertura e/o prenotazioni telefonare o consultare il sito:
http://www.cmlarioorientale.it
(*) nota: sembrano nomi piuttosto buffi per delle miniere: 'cavallo' deriva dal nome della località dei Piani Resinelli dove si trovano questi siti; quanto ad 'anna' e 'silvia' è un uso abbastanza frequente e consolidato assegnare nomi di donne (moglie, figlie, mamme, sante...) alle concessioni minerarie.

Ambiente
Pian dei Resinelli


Tra i faggi del Valentino

Donato al Touring Club negli anni Sessanta il parco, con centinaia di piante monumentali, tato una meta ideale per le famiglie che lo frequentano con i bambini o per escursioni con le pelli di foca.

C'è nebbia. Nebbia leggera, delicata. Non opprimente come quella di pianura che non ti lascia vedere a un palmo dal naso. Qui ai Piani dei Resinelli la foschia autunnale è quasi piacevole. Perché sfuma i caldi colori stagionali su una tela più tenue, li avvolge col suo velo evanescente in una rete che resiste anche ai primi tepori della giornata. E se non fosse per la pioggia un po' fastidiosa vagheresti per ore in questo bosco di faggi che puntano dritti al cielo come le colonne di una moschea. Tanto qui perdersi è quasi impossibile: il parco Valentino - che occupa l'estremo lembo delle Grigne e dai Resinelli si stende sul versante nord del monte Coltignone - è una tranquilla oasi con sentieri ampi e ben segnalati, un museo nel vecchio edificio padronale e un percorso vita per gli appassionati degli sport all'aria aperta. Insomma, l'ideale per le famiglie o per chi vuole affrontare una passeggiata gradevole, ma non troppo impegnativa.

E i lecchesi lo sanno bene. Salgono al Pian dei Resinelli da generazioni: ci sono venuti per anni con gli sci e poi, quando gli impianti sono stati smantellati, hanno continuato a frequentarli con lo zaino sulle spalle. Così, quando all'inizio degli anni Sessanta, gli eredi di Valentino Gerosa Crotta - industriale lecchese che fece della passione per la natura una filosofia di vita - decisero di donare il bosco al Touring Club Italiano, gli affezionati escursionisti accolsero la notizia con soddisfazione. In passato questa foresta, dove oggi si incontrano centinaia di piante monumentali, veniva sfruttata per la legna. Dalle vicine miniere dei Resinelli si estraevano tonnellate di galena, una buona riserva di combustibile a due passi dai forni per la fusione del minerale doveva fare comodo. Non è un caso quindi se tra le radure che oggi si aprono all'improvviso nel folto del bosco, un tempo salisse il fumo denso dei "poiat", gli impianti per la produzione di carbone vegetale: il faggio è un legno duro e dai grossi tronchi (rigorosamente tagliati a 1 metro e 20) accatastati e ricoperti da foglie secche e terra si ottenevano quintali di combustibile. In genere per ricavarne una trentina bisognava utilizzarne almeno 150 di legna. Tanti, troppi per chi a quegli alberi e a quei luoghi era legato da un affetto profondo.

Così, nei primi decenni del Novecento, l'industriale lecchese pose fine allo sfruttamento, trasformando l'appezzamento di famiglia in una splendida riserva dove gli alberi invecchiavano senza dover fare i conti con la scure dei boscaioli. È facile riconoscere i faggi più antichi: tra i tanti piantati negli ultimi 50 anni, quelli di Gerosa Crotta hanno quasi un secolo di vita, il tronco massiccio e una chioma contorta come una Medusa. D'inverno sono uno spettacolo: spogliato del verde e dei colori autunnali, il loro scheletro disegna sagome stilizzate nel cielo azzurro di gennaio; luccica nella morsa del gelo che ricama merletti di cristallo sulla scura corteccia, e, ai primi tepori, le gemme annunciano la primavera con una cornice verde che ne addolcisce il profilo severo. Vien voglia di restare ad ammirarli per ore. Se non fosse che il parco Valentino offre uno scenario ancor più entusiasmante. Per la sua posizione, la riserva - che dal Coltignone (1.479 metri) digrada verso i Resinelli, toccando la cima di Calolden (1.455 metri) e il Campanile di San Pietro (1.201 metri) -, rappresenta, infatti, un eccezionale balcone naturale affacciato sul Lario e sulle Grigne: un morbido tappeto verde che culmina con una cresta rocciosa a strapiombo sul lago e su quel versante della Grigna famoso tra gli alpinisti per le tante vie d'arrampicata. La sintesi di due mondi opposti, ma convergenti: da una parte faggi e dolci declivi, dall'altra creste, guglie e pinnacoli che si alzano sullo specchio cupo del Lario. Dopo la passeggiata, dopo la sgambata con le pelli di foca (qui in inverno gli scialpinisti non mancano mai) lungo uno dei tre itinerari principali - vetta del Coltignone, Forcellino, Belvedere -, è così inevitabile fermarsi almeno un attimo ad ammirare l'ampio scenario. Anche in questa giornata d'autunno con la nebbia che, come le quinte di uno spettacolare palcoscenico, si dirada offrendo scorci di rara bellezza: Lecco con la mole del Barro alle sue spalle, il profilo inconfondibile del Resegone, il Magnodeno, i Corni di Canzo e la verde distesa della Brianza punteggiata dai laghi di Annone e Garlate che da qui sembrano un delicato acquerello. Tornano alla mente quel "richiamo febbrile", quella "fantasia crudele", quella "sensazione nervosa indefinita" che l'abate Stoppani avvertiva ogni volta che si soffermava su questi scenari. E avrebbe voluto "volare" su quelle cime che aveva passato in rassegna così tante volte. Qualcuno dal Coltignone ci prova sul serio. Quando i venti sono favorevoli gli appassionati di deltaplano si lanciano da questa panoramica vetta.

E l'effetto ce lo possiamo solo immaginare. Intanto godiamoci la tranquillità di questo bosco che, nei giorni feriali, è quasi assoluta. Il silenzio rotto solo dal fruscio di qualche capriolo che scarta tra gli alberi. L'aria frizzante che arriva da est e annuncia bel tempo. Tra qualche giorno non sarà più così facile. In programma c'è la manutenzione del bosco. Dal 1982 il "Valentino" è, infatti, affidato in gestione alla Comunità montana del Lario orientale. E il lavoro deve essere svolto con regolarità. Nonostante l'immagine rigogliosa, il parco soffre di qualche brutto acciacco. All'inizio degli anni Novanta uno studio dell'Università di Firenze ha rilevato un deperimento dei faggi sia nella forma che nella struttura della ramificazione. Le cause? Ignote, o meglio imputabili, più in generale, all'inquinamento atmosferico che, anche da queste parti, si fa sempre più aggressivo. Non solo. Di mezzo c'è un problema di fondo che, in un certo senso, si scontra con le esigenze turistiche e ricreative: "La verità - spiega Renato Corti della Comunità montana Lario orientale - è che i boschi di faggi sono sempre stati utilizzati per la produzione di legna: la loro salute è strettamente legata a un costante ricambio delle piante da cui si ottiene del buon legname solo quando il tronco è regolare e senza troppe ramificazioni. Ovviamente in un contesto come quello del Valentino, ormai destinato a tutt'altro, questo non ha più senso: gli alberi da conservare sono proprio i più vecchi e contorti, perché monumentali. Ma per la salute del bosco non è certo la scelta migliore". Agli addetti alla manutenzione non resta quindi che contenere i danni. Con particolare attenzione alla prevenzione degli incendi, alla pulizia del sottobosco e all'abbattimento delle piante solo se strettamente indispensabile. Purtroppo in passato le fiamme sul Coltignone hanno mandato in fumo ettari di bosco. Scene apocalittiche che ai Piani di Resinelli non dimenticheranno tanto facilmente. Per questo, quando gli operai della Comunità montana, entrano nel bosco con i loro mezzi, la gente non protesta. Anzi, osserva gli interventi di manutenzione con un certo compiacimento. Perché sa che, in fondo, il futuro del Valentino è proprio nelle mani di queste persone.

Emanuele Falchetti

Il mondo sotterraneo

Parco minerario dei Resinelli.

Le miniere di galena e blenda, da cui si ricavavano piombo e zinco, chiamate Anna, Sottocavallo e Silvia, si trovano ai piedi della Grigna meridionale, localizzate in Val Calolden ed in Val Grande. Oltre alla classica visita alla miniera, presso la Anna è possibile compiere un percorso speleologico (per piccoli gruppi) ed assistere ad una “volata” didattica. Le miniere sono raggiungibili con bus diretto da Lecco FS o con bus di linea limitato a Ballabio, con proseguimento a piedi. In abbinamento alla visita, vengono proposti dei moduli didattici inerenti Petrografia, Mineralogia ed Arte mineraria, da realizzarsi in classe o direttamente in loco.

Avventura in trenino nella miniera di ferro.

L’emozione del trovarsi “dentro “ la montagna, sentir risuonare i propri passi nelle gallerie, rivivere la “volata” (simulazione del brillare delle mine), entrare in stretto contatto con un mondo che pensavamo scomparso per sempre, quello degli uomini della miniera. L’esperienza può essere vissuta nella miniera di ferro Stese, in Val Trompia (in bus)

 

In barca sul lago sotterraneo.

Nei pressi di Sion, capoluogo del Vallese, si può visitare l’interessante fenomeno di una riserva d’acqua sotterranea, navigabile con barcone, che forma il lago sotterraneo più grande d’Europa. Nelle vicinanze, la città medievale di Sion e le caratteristiche piramidi di terra di Euseigne. (in bus)