Salsa cubana everywhere

Santiago de Cuba, 8 maggio 2016. Mi ritrovo con il gruppo dopo colazione, girovaghiamo ma il sole è cocente, oggi è domenica e per di più è la festa della mamma, è proprio tutto chiuso, sia i negozi sia i musei, è aperta solo la terrazza di Velasquez. Quasi tutti i comoagni di viaggio rientrano alla casa particular nel primo pomeriggio per farsi una doccia rinfrescante e riposarsi (a causa dei postumi della nottata). Io, Giancarlo e Silvia facciamo ancora due passi sul Malecón, ma non è niente di particolare: si affaccia sul porto petroli!

Ritornando verso la casa particular vediamo uno spaccato della vera Santiago: gruppi di uomini che giocano a domino e famiglie che si apprestano a preparare la cena per strada! Ebbene sì, portano della legna per il fuoco e dei bidoni in lamiera che utilizzano per cuocere il cibo, veniamo infatti invitati a ritornare dopo un’ora per mangiare del “caldo de cangregos” (brodo di granchio) da una famiglia, mentre un’altra ci invita a mangiare del maiale con le verdure.

Dopo aver preso contatto con la casa particular di Baracoa per il giorno seguente ed esserci rinfrescati, io e Silvia usciamo nuovamente, incuriositi dagli inviti; Yuniel, il ragazzo che ci ha invitato ad assaggiare il maiale, ci fa entrare dentro la sua casa, in un vicoletto costituito da baracche di legno e lamiera dove non ci saremmo mai addentrati di nostra volontà. Ci fa conoscere su madre, che per le presentazioni deve spegnere lo stereo ascoltato a tutto volume, ovviamente il sottofondo è la salsa cubana: onnipresente! Conosciamo anche sua moglie e la sua prozia, una vecchietta dai capelli tinti arancione sparati in aria.

Regalo delle trombette e dei palloncini per i figli, lui mi regala la sua collana di semi in onore di San Lazzaro (il dio dei cani, e protettore dai malanni per i seguaci della santeria), del quale mi mostra una statuetta, posta vicino ad una bambolina nera vestita di bianco con ai piedi delle le offerte (sigarette e rum). La sua prozia ci prende a ben volere e ci offre un bicchiere di “pru” una bevanda giallo paglierino non alcolica, fresca e leggermente frizzante fatta da lei facendo bollire la radice di “china” con acqua e zucchero; anche se conservata in una bottiglietta di plastica dal colore indefinito e ci viene servita in bicchieri puliti in modo approssimativo, l’assaggiamo: è buonissima e dissetante!

A nostro malincuore ci accomiatiamo tra baci abbracci, e anche una lacrimuccia… è stata un’emozione incredibile, che porterò sempre nel cuore, è questa l’umanità che cerco in un viaggio.

 

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