L’Abaya

Siamo al Sito di Hegra, il luogo delle tombe Nabatee in Arabia Saudita,  è il gennaio 2022 e le nostre guide sono due giovani ragazze in scarpe da ginnastica ultramoderne tinta fluo, 23 anni una, 26 l’altra, non sposate.

Ma voi direte, che cosa c’entrano le scarpe da ginnastica?

Le scarpe da ginnastica sono l’unica cosa che si nota nel loro abbigliamento poiché entrambe sono completamente vestite di nero con solo libera la sottile striscia degli occhi. Portano anche i guanti e la targhetta da guida appesa al collo ha la foto oscurata.  Indossano l’Abaya, la tenuta tradizionale femminile per l’Arabia Saudita: un camicione largo con sopra una specie di vestaglia ancora più larga, in testa un foulard che arriva alle spalle, sotto gli occhi una veletta spessa che arriva al petto, il tutto tenuto fermo da una fascia stretta stretta avvolta attorno alla fronte . Tutto nero nero, come la notte più nera.

Le guardo e mi chiedo: le famose aperture che ora permettono alle donne anche di guidare dove sono? Il non obbligo a questo vestito non era forse stato approvato nel 2018? Sondiamo un po’ il terreno cercando di fare domande non offensive o troppo dirette e serenamente ci viene risposto che questa è la loro cultura, il loro modo di rapportarsi con l’esterno, la loro realtà.

Nel 2018 Mohammed Bin Salman, il Principe ereditario, dichiarava: ”le leggi sono molto chiare, sono state stipulate secondo la Sharia, le donne devono indossare un abito pudico e rispettoso, come fanno gli uomini”. Da allora la polizia religiosa non può più arrestare le donne che non indossano l’Abaya. Il Principe aggiungeva: “il testo sacro non specifica un Abaya nero od un abito nero o un velo nero, per questa ragione la decisione spetterà interamente a loro” (fonte internet).

Ma che cosa è dunque l’Abaya saudita?

E’ un capo di vestiario ampio che ha lo scopo di coprire chi lo indossa dal collo alle caviglie, di nascondere il corpo di una donna agli uomini che non sono direttamente imparentati con lei. Le parti del corpo che sono considerate inadeguate sono conosciute come “awrah” e differiscono per uomini e donne. In Arabia l’Abaya è comunemente indossato assieme a guanti ed a un leggero velo nero che messo sopra la testa copre anche la fessura degli occhi (noi lo abbiamo visto indossato da alcune donne in aeroporto). Il dessign di base dell’Abaya saudita consiste come ho già detto in una veste con maniche od in un singolo foglio di stoffa quadrato, che ha un foro per il collo nel mezzo, simile ad un lungo poncho (fonte internet). Gli Abaya tradizionalmente sono neri, ma a volte hanno sulle maniche o davanti dei ricami. A partire dal 2008 gli Abaya colorati hanno iniziato ad essere popolari e questi modelli più recenti consentono una maggior espressione della individualità da parte delle donne che li indossano. Sebbene, come dice il Principe, non ci sia nessuna indicazione nella Legge Coranica sul colore dell’abito tradizionale ci sono stati casi di Abaya dai colori vivaci confiscati dai mutawen.

Più avanti nelle nostre visite una giovane tutta nera anche lei ci accompagna alla guida di una piccola macchinina elettrica e questa volta ha le ciglia finte ed i brillantini, il suo inglese è migliore e, quando ci saluta, ci fa anche l’occhiolino.

Alla visita delle tombe di Madyan vediamo una coppia, lui e lei turisti sauditi, che mano nella mano se ne passeggiano tranquilli.

A Tabuk incontriamo nei bar alla moda delle bande di ragazze, sempre tutte nere, che sedute ai tavolini ridono, si divertono ed hanno davanti tre bicchieri per acqua, vino, e flute per lo spumante, ordinano mojito e birra, il tutto però rigorosamente analcolico.

E poi a Diriyah colpo di scena!

Abbiamo una guida in Abaya moderna, non nera, ma tinta sabbia. Un camicione largo senza maniche con sopra una vestaglia aperta in tinta, in testa un foulard contrastante che si accompagna come colore messo in maniera sbarazzina che lascia intravedere i capelli, con il viso completamente scoperto. Ci dice che ora si trovano Abaye di tutti i colori nei moderni mall e che la moda del colore sta dilagando.

Infatti le nostre compagne di viaggio Daniela, Emanuela e Feride a Riyadh hanno visitato il Royal Hall un mall specializzato in abiti femminili e ne hanno provate di diversi colori. Si sono perse nelle boutiques, è venuto tardi e dovevano tornare in albergo, ma in giro non c’erano taxi. Come fare?  Chiedono allora aiuto ad uno dei fantasmi neri, che era alla guida di una grossa auto (da poco le donne possono guidare). Lei non solo chiama un taxi Uber con il suo Iphone ultimo modello, ma paga la corsa ed aspetta che il taxi arrivi per dare istruzioni all’autista in modo che le tre occidentali raggiungano sane e salve il loro albergo.  Anche questo è Arabia !!!

Leggo proprio ora in internet che la polizia saudita ha arrestato delle turiste che mezze nude ballavano nel deserto. Sarà vero o saranno state solo delle incaute occidentali in hot pants? O forse è una falsa notizia diffusa ad arte da ambienti conservatori per dimostrare che le donne non sono in grado di gestirsi da sole e favorire un ritorno alle vecchie regole?   Anche questo è Arabia !!!

 

Trovi il video di questa Avventura  QUI – Arabia: la via dell’incenso Hail

 

Le foto sono di :

ragazza che guida e coppia mano nella mano: Feride Melandri

ragazze al bar: Emanuela Zama

guida Diriyah mezzo busto: Daniela Monti

Le altre foto sono le mie

 

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