L’attuale lago d’Aral

Perché  ho pensato di visitare il lago Aral anche se alcuni mi avevano detto che non vale nulla?

Dicevano che fai 200 km da Moynaq , l’ex grande porto oramai pura terra salata, per arrivare all’acqua, 200 per tornare, nel piatto più  totale, per non trovare nulla, solo pozzi di gas metano e null’altro … ma per noi non è stato così.

Vi voglio raccontare il nostro lago Aral con il mio gruppo, un gruppo di esperti viaggiatori, curiosi ed agguerriti.

Arrivati a Moynaq siamo alloggiati in uno scalcinato albergo, con i letti dalle molle che si infilano nella carne. Il nostro autista del pulmino ci comunica che lui da lì non può  più  andare avanti e che domani alle 8 arriveranno le 4×4.

Ma l’indomani alle 8 non si vede anima così devo telefonare in agenzia a Taskent … arrivano con calma alle 9. Sono 2 Nissan 4×4 piuttosto nuove e con i soliti guidatori che parlano solo uzbeko, traduttore di Google a tutto andare e buona volontà.

In effetti i 200 km di piatto ci sono, costellati da pozzi di metano, con una strada che strada non è, ma pista piuttosto malconcia. Qualche cimitero qua e là, resti di enormi caravanserragli quando la via della seta passava da questo luogo ameno e ricco e qui i viaggiatori potevano riposare, rifocillarsi, lavarsi.

Il lago Aral era enorme, leggermente salato e pescosissimo. I grossi pesci venivano lavorati in enormi fabbriche, inscatolati ed inviati in tutta la Russia. Vediamo resti di fabbriche, moli e pontili  e l’alto bordo dell’antico lago che era immenso. Sulle sue rive vivevano anche molti animali cavalli, pecore, cammelli che contribuivano alla ricchezza della zona.

Ora i pesci sono scomparsi, gli animali pure, neppure i cammelli, posso bere l’acqua  che ha una concentrazione di sale molto alta ed i venti, che perenni spazzano l’altipiano, portano in alto il sale che ricade sul Turkmenistan, sul Kazakistan e sulle terre Uzbeke vicine. Ora l’unico introito lo dà la Artémiya, uova di un crostaceo che serve per test su medicine o sui prodotti di bellezza, pagato 5 euro ogni 10 kg.

Tutta la terra attorno all’attuale lago brilla di cristalli di sale che al sole rilucono come diamanti ed è  facile trovare cristalli più  grandi o delle rose di sale brillanti e sfaccettate come le rose di sabbia del deserto.

Noi siamo alloggiati in piccole yurte su di un balcone sul lago, i servizi sono lavandini/comodini spesso vuoti ed i gabinetti sono a buco e stop. Fa un freddo polare, io ho due sacchi a pelo ed i ciocchi di legna della stufa della yurta non danno un gran conforto. Ma le notti sono stellate, la luna piena si specchia nel lago, che pur ridotto, sembra ancora enorme ed azzurrissimo, violetto e rosa.

Qualche piccolo percorso a piedi ci fa scoprire canyon coloratissimi, guglie ardite, denti di roccia sfaccettata. I sassi sono pieni di fossili di conchiglie, qualche fiore spunta dalla terra riarsa in zolle secche. Le rare tracce di auto seguono percorsi molto impervi, a volte impossibili su falesie a picco ed in valli fangose.

Ma se il grande lago orientale è ancora grande e maestoso ad ovest ci sono piccoli laghetti residuali. La parte ovest si è spezzettata in 4 laghetti che appaio a noi, spuntati dall’altopiano, come un vero Eden. canne, erba, acqua azzurra ed uccelli fanno si che il luogo sia un’oasi di bellezza in mezzo a questo deserto di morte. Qualche barca distrutta ed una vecchia e diroccata fabbrica di pesce in scatola si trovano ancora sulle rive a testimonianza della ricchezza e dei traffici commerciali che c’erano una volta. Intere flotte di pescherecci approdavano ai moli scaricando quintali di pescioni.

Questi ameni ed idilliaci laghetti offrono ancora rifugio a uccelli migratori di passaggio che in questa stagione sono già fuggiti a latitudini più calde. Qui possono riposare, trovare rifugio ed anche un po’ di cibo.

Il terzo giorno ci rifacciamo i 200 km tra pozzi di metano, aeroporti nel nulla e tubature arrugginite per tornare alle strade asfaltate … si fa per dire.

Il museo Savinsky a Nukus ci stupisce con la sua grande ricchezza di opere d’arte salvate dalla distruzione stalinista. L’albergo, bellissimo e nuovo, ci accoglie con le sue mollezze, le docce calde molto confortevoli, un bel ristorante.

 

Troverai il Video della mia visita al Lago Aral QUI   Mangystau Uzbek: 2 – Lago Aral. Buona visione.

 

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