La Porta dell’Inferno
È già da alcuni anni che Enio vuole andare in questo posto assurdo che è Davaza ovvero la Porta dell’Inferno , in Turkmenistan.
Quest’anno ho deciso di accontentarlo e di aggiungere al viaggio classico Mangystau Uzbek questa deviazione in terra turkmena, deviazione che si rivelerà molto cara.
Alle 6.30 partiamo da Nukus ed in 2.30 h siamo al confine di Shawat, un confine chiuso fino a pochi mesi fa e dove ancora non si sa se si potrà passare o no. Gli Usbeki infatti ci hanno raccontato che spesso gruppi con visto sono rimandati in dietro appena atterrati oppure trattenuti in dogana giorni senza una vera motivazione.
Il passaggio per noi sarà senza alcun ausilio infatti gli usbeki non ci posso accompagnare oltre i loro confini ed i turkmeni non possono entrare alla frontiera. Ma il passaggio non si rivelerà troppo complicato: abbiamo la lettera di invito, ci fanno il tampone ed il visto, tampone compreso, ci costa 105 dollari. Non ci sono molti Uzbeki che passano il confine poichè per passare tra Uzbekistan e Turkmenistan per andare a trovare i parenti ci vuole ogni volta un visto a pagamento.
Dall’altra parte, dopo aver passato il tratto di terra di nessuno, ci attendono 3 lussuose 4×4, ci imbarchiamo e via. La nostra destinazione è in mezzo al deserto del Karakul, il cuore interno arido del Turkmenistan, una scatola di sabbia di 500 x 500 km. La strada, asfaltata, ma a buchi e fossi, è veramente brutta, a tratti è meglio uscire sulla sabbia pura e volare sui granelli come sul ghiaccio tra dune e rari cespugli bassi.
Il Karakul è un deserto in prevalenza sabbioso dove i cammelli pascolano pacifici , ma gli umani non possono vivere: 50/60 gradi in estate, -20/-30 in inverno. I 300 km che dobbiamo percorrere non finiscono mai e gli sballottamenti mettono a dura prova la nostra cervicale e le nostre budella. Verso il tramonto finalmente compare il nostro campo: 2 yurte senza acqua, senza letti , solo tappeti, e senza stufa…
Ma la visione che ci si presenta poco dopo ci ripagherà di tutti questi disagi: un ruggito sordo e minaccioso che viene da una voragine infuocata, la cosi detta Porta dell’Inferno.
Per chi non lo sapesse negli anni 50 qui fu scoperto un giacimento di metano. Il gas era poco e quindi le maestranze decisero di dare fuoco al piccolo deposito…ma sotto c’era una grande grotta piena zeppa di gas…il soffitto scrollò ed il metano sottostante si incendiò.
Nei 70 anni passati numerosi sono stati i tentativi di spegnimento di questo enorme rogo, ma nessuno ci è mai riuscito e tutte le prove sono state vane.
Di notte lo spettacolo è ancora più affascinante, le fiamme rosse guizzano fuori della voragine e l’alito di questo inferno lambisce chi è sul bordo. Il chiarore si vede da lontano, rosso e minaccioso nella notte.
La mattina dopo altri 300 km di patimento ci aspettano. Vediamo il famoso sito Unesco Konya Urgel ed il passaggio della frontiera è più complicato poiché c’è un lungo tratto di terra di nessuno che bisogna percorre a piedi e “dulcis in fundo” il nostro autista ci viene a prendere 2 ore dopo per un fraintendimento con le nostre guide … 2 ore passate sui muretti della frontiera senza nè acqua che cibo.
Arriviamo a Khiva stravolti alle 22 di sera.
Troverai il video della Porta dell’Inferno QUI Mangystau Uzbek 2023: 3 – Porta dell’Inferno