Huascaran 6768 m s.l.m.

E’ l’estate del 1992 e la spedizione al Huascaran 6768 m  s.l.m.  è veramente una spedizione in piena regola con anche i 3 campi di avvicinamento. La scalata è programmata alla fine di un meraviglioso trek tra valli deserte e valichi pietrosi, tra lagune blu cobalto e ghiacciai pensili in un ambiente molto severo e molto alto.

Nel trek siamo aiutati da un manipolo di muli e cavalli che portano il materiale ed i viveri, siamo quindi praticamente scarichi, il trek è durato circa 12 giorni, ma per la scalata in 6 abbiamo solo due portatori, uno con una lunga scala in alluminio, + una guida, da Huaraz a Huaraz la scalata è durata una settimana. Voi direte: la scala? Si poiché il Huascaran è famoso per la “grieta ancha” un gran crepaccio larghissimo e profondissimo che ha già fermato molte spedizioni … e noi non ci vogliamo far fregare …

Invero la via di salita non è per nulla evidente e si snoda prima su spalti di granito poi tra seracchi e crepacci enormi in un labirinto prima grigio di black glacier e poi bianchissimo ed azzurro. Incontriamo tra l’altro un gruppetto di altri italiani che se ne tornano con le pive nel sacco poiché non hanno trovato il passaggio tra i crepacci e non hanno più viveri. Tre sono i campi di avvicinamento, usiamo ad un certo punto egregiamente la nostra scala, ma forse questa volta saremmo passati, e l’ultimo campo è alla Garganta , la gola tra le due cime della Montagna, situato ben a 6030 m s.l.m., molto alto quindi … troppo … per passare una notte serena.

Chissà come andrà? Ci domandiamo mentre chiudiamo gli occhi la sera/pomeriggio prima dell’attacco finale dopo aver cenato a base di mocetta valdostana e thè. Nonostante tutte le nostre paure io e Maurizio passiamo una notte abbastanza buona e riusciamo persino a dormire. Dormire ….  si fa per dire poiché la sveglia è alle 1 ed alla 2 si parte.

Anche qui in questi circa 800 m di dislivello le cose non sono molto semplici: crepacci enormi, seracchi, dobbiamo mettere una corda fissa in un traverso che non è bello ed è esposto e ripidissimo. Poi comincia una spalla poco inclinata, infinita ed incitati dai portatori, che sostengono essere oramai “toda una planicia”, arriviamo in vetta che riusciamo ancora a connettere. Siamo noi due in cordata con la guida ed i due portatori  seguono autonomi scherzando … come se nulla fosse.  In vetta dopo vari complimenti e gioia pura che succede? dai loro zaini escono le birre per bridare. “Coronamos, ebbene sì, coronamos”, in una giornata perfetta senza un filo di vento; in vetta siamo senza maglione e solo con la calzamaglia pesante, anche senza guanti. Incredibile!

Dopo un po’ arriva la cordata di Martin e Pier,  in vero sembrano più di là che di qua, ma dopo gli abbracci si riprendono ed hanno una faccia “più umana”. Dopo non arriva più nessuno….

Aspettiamo quasi un’ora, ma sta venendo tardi, non è il caso di aspettare ancora;  bisogna andare a vedere che cosa succede alla terza cordata. Poco sotto la vetta li vediamo seduti sulla spalla poco ripida: Livio e Paola sono seduti e dichiarano che non vogliono più andare avanti anche se sono vicinissimi alla vetta. Insistiamo, li sproniamo, promettiamo di aspettarli poichè intanto dormiremo nuovamente alla Garganta, ma non c’è nulla da fare, vogliono tornare. E così ci buttiamo giù consci che non è ancora finita e che gli incidenti capitano sempre sulla via del ritorno. Ed infatti sulla corda fissa Paola scivola, Maurizio si capovolge finendo testa in giù, siamo proprio bolliti. Arriviamo al campo Garganta che è praticamente buio, siamo stravolti!

La mattina dopo facciamo su le tende e ci fiondiamo verso il basso tirando dritto al secondo campo. Le forze piano piano ci tornano ed arriviamo fino al primo campo dove con raccapriccio scopriamo di non avere quasi più viveri ed una fame boia… Dormiremo come sassi!

Arrivati a Huaraz è obbligatoria una visita all’ospedale per Paola e Livio che non si sono dati la crema ed hanno il viso come due bistecche al sangue.

Potete leggere anche un articolo sul nostro viaggio, articolo scritto da Maurizio Traverso dal titolo “Atenciòn Huaraz” pubblicato a quei tempi sul “Giornalino”. Si trova anche nella sezione Racconti – Sud America di questo Sito.

 

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2 Risposte

  1. Saverio ha detto:

    Non sono mai arrivato a quelle quote, ma non è stato un po’ imprudente cercare di convincere Paola e Livio a proseguire fino in vetta, anche se vicina, considerando il fatto che, come dici era già piuttosto tardi?
    Ed effettivamente Paola ha avuto un problema in discesa.
    Sempre a proposito di Paola e Livio, possibile che nessuno abbia suggerito loro di utilizzare una super crema protettiva che con il riverbero della neve è fondamentale anche a quote più basse?
    Comunque complimenti a tutti (con più di un pizzico di invidia)

    Saverio

    • Giuliana ha detto:

      Ciao Saverio, per quanto riguarda la crema eravamo tutti gente che è sempre andata in montagna e quindi la crema la avevano ed a schermo totale. Hanno sempre sostenuto di essersela data più volte, ma io sono convinta che “obnubilati dalla quota”, la quota influisce a volte anche sulle capacità di ragionamento, abbiano dimenticato di darla. Per quanto riguarda l’aver insistito perché arrivassero in vetta ti posso assicurare che mancavano forse 20 m di dislivello e forse 500 m di percorso, quindi non sarebbe stato un pericolo per loro e per noi proseguire per la vetta.

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