Bamyan e Bandiamir
“Afghanistan è caos”….. leggo l’articolo sul giornale e chiudo gli occhi…. Mi assalgono …
……. colori, profumi, suoni, deserto e campetti verdi, lapislazzuli, falconi, pugnali, case di fango, burka …..
Fine agosto 1978, siamo su di uno scassatissimo bus e percorriamo un altipiano semidesertico giallo-arancio con pochi campetti recintati verdissimi. Siamo in Afghanistan e ci stiamo avvicinando alle falesie dei Buddha nella roccia: una ventina di europei di Avventure nel Mondo su quel bus dai finestrini rotti e l’autista dal grande turbante bianco con baffoni e cipiglio truce.
Poi improvvisamente appare la Falesia con le grandi grotte scavate e finalmente i grandi Buddha. Sono statue gigantesche che conservano ancora tracce di magnifiche pitture colorate. Le braccia avevano gli avambracci in legno e movibili con un sistema di contrappesi che permetteva un movimento tipo benedizione che faceva andare in visibilio i fedeli. I Buddha un tempo avevano davanti un grande drappo di seta dorata per riparare le statue dal sole e dare una certa aria di mistero al luogo. Solo in certe occasioni il drappo veniva sollevato e la folla orante prostrata nella piana sottostante poteva ammirare in tutta la sua bellezza la statua che benediceva i fedeli.
Ora saliamo nelle gallerie a lato della statua più grande e possiamo ammirare da vicino le splendide fattezze in stucco del volto, la bocca rosata ed i capelli, ancora blu cobalto e dipinti con la polvere di quei lapislazzuli così comuni in questo Paese. Altre piccole grotte punteggiano la falesia con centinaia di Buddha più o meno grandi e resti di magnifiche pitture sui muri. Molti cunicoli scavati nella montagna sono percorribili, sono camminamenti stretti e contorti che conducono a grotte di meditazione o magazzini.
E dall’alto si ammira tutta l’asprezza di questo territorio corroso e tormentato, di pura pietra, con pochi campetti in basso verdissimi e gelosamente recintati, montagne dai colori rossastri ed ocra, minuscoli spazi coltivati di diverse tonalità di verde, case di terra cruda che si confondono con il terreno, tende nere di nomadi.
Scendiamo un po’ rintronati dal caldo notevole per il nostro pasto al sacco e scopriamo che la nostra Capogruppo ha comperato 2 angurie per 20 persone… Ovviamente sono anche bollenti e non troppo succose. Così, a pancia vuota, ci avviamo alla seconda meraviglia della giornata.
Poco lontano ci sono dei laghi, su dei terrazzi di roccia degradanti, specchi d’acqua di un meraviglioso colore blu cobalto: sono i laghi di Bandiamir. Alcuni nomadi sono accampati nelle vicinanze con le loro nere tende; le donne, dagli sgargianti costumi e dal viso scoperto, ci guardano come fossimo dei marziani scesi sulla terra. Poco lontano pascolano dromedari e capre. I laghi, forse per la luce del sole oramai un po’ basso, ci appaiono di diversa tonalità e sono disposti su terrazze degradanti incastrate in una ampia valle rocciosa dai colori gessosi e rossastri.
Il tutto è un paesaggio fatato ed alieno che ci toglie il fiato per la sua selvaggia bellezza.
…… il sistema sanitario è al collasso, i talebani riaprono le scuole solo ai maschi, la dignità di chi ha perso tutto, lusso e kalashnikov, il coraggio delle donne, Afghanistan e Talebani, la rabbia degli Afgani ……
Non vedo più le parole dell’articolo, gli occhi sono appannati e mi sento in gola un grande magone.