LA STORIA
Cronologia fondamentale
Nella fondazione
di un monastero è già racchiuso in germe il suo ideale, il motivo del suo
esistere: l'abbandonare tutto, la terra, la lingua, le certezze umane, per
dedicarsi solamente a Dio.
L'Abbazia Santa Maria di Morimondo, nelle vicinanze di Abbiategrasso
(Milano), inizia la sua storia il 4 ottobre 1134 con l'arrivo di un gruppo di
monaci provenienti dal monastero francese considerato la sua casa madre in
Borgogna: Morimond. L'11 novembre 1136 iniziano i lavori di edificazione e da
allora tale luogo é divenuto centro di cultura e di spiritualità in quel
lembo di terra lombarda, lambita dal Ticino, che si pone a confine tra Pavia
e Milano. Già nei primi anni si ha una progressiva espansione nel numero di
vocazioni, tanto che nel 1153 viene fondata l'abbazia di Acquafredda, presso
Como e nel 1169 l'abbazia di Casalvolone, presso Novara. Un segno notevole ed
eloquente della ricchezza di vocazioni é testimoniato dalla fiorentissima
attività dello scriptorium. Anche dal punto di vista agricolo c'è una
notevole espansione con gran numero di grange e mulini comprendenti un
territorio di circa 3.200 ettari (XIII° secolo), di cui due terzi sono
coltivati e un terzo boschi.
Nel 1182 iniziano i lavori di edificazione della chiesa abbaziale,
posticipati a causa di alcune controversie con la pieve di Castrate. I lavori
si protraggono fino al 1296 a causa di diversi saccheggi che la devastano a
più riprese tra 1237 e il 1314. La sua storia infatti è intensa fin dalle
origini e si intreccia con i contrasti tra Guelfi e Ghibellini, tra impero e
Comuni, prima con Federico Barbarossa, poi con Federico II.
Nel 1450 segue la sorte, comune a tutte le abbazie, del passaggio a commenda.
Tra gli abati commendatari più insigni va ricordato il Card. Giovanni de
Medici (futuro papa Leone X) che nel 1490, prende a cuore la riforma della
vita spirituale a Morimondo, inviando dalla Abbazia di Settimo Fiorentino
otto monaci cistercensi per rivitalizzare la vita monastica.
Il 1564 segna un'altra tappa dell'Abbazia di Morimondo perché viene eretta a
Parrocchia per volontà di San Carlo Borromeo. Il Seicento morimondese ha una
figura di spicco nell'Abate Libanorio, proveniente anch'esso dall'Abbazia
cistercense di Settimo Fiorentino: in soli quattro anni di presenza a
Morimondo, dal 1648 al 1652, si adopera per l'incremento e la
rivalorizzazione culturale e spirituale dell'abbazia.
La soppressione, giunta il 31 maggio 1798 in mezzo al turbine dei focolai di
rivoluzione, pone fine alla presenza dei Monaci Cistercensi ed inizia la
dispersione del patrimonio codicologico e librario.
Cenni sull'ordine cistercense
Per i monaci cistercensi l'architettura è strettamente collegata alla
spiritualità e ne rispecchia la robustezza e l'essenzialità interiore
coniugata alla semplicità. Ecco perché, presentando l'architettura di
Morimondo, è necessario passare in rassegna la storia dell'Ordine e il
nascere della spiritualità ad esso collegata.
Il movimento cistercense fu promosso da San Roberto, abate del monastero
benedettino di Molesme, in Borgogna, seguito da un gruppo di monaci che
abbandonarono il loro monastero per realizzare radicalmente in una nuova
fondazione l'ideale di vita della regola di San Benedetto. Roberto scelse
quale nuova sede il luogo solitario e malsano chiamato Cistercium, oggi
Cîteaux, e, in assoluta solitudine, iniziò con i confratelli una vita di
preghiera e di un duro lavoro manuale, ristabilendo l'armonioso equilibrio de
"ora et labora" ("preghiera e lavoro"), fondamento della
Regola di San Benedetto.
Insieme a Roberto il buon esito del nuovo ordine fu realizzato dai due abati
che si succedettero nell'Abbazia di Cistercium dopo Roberto che gli
succedettero: il francese Sant'Alberico e l'inglese Santo Stefano Harding.
Con Alberico si ebbe l'approvazione del nuovo ordine da parte di papa
Pasquale Il.
Furono stabiliti l'abito bianco (diverso da quello nero dei Benedettini) e la
dedicazione di tutte le chiese dell'Ordine alla Vergine Maria.
Stefano si preoccupò soprattutto di stabilire lo spirito della riforma
cistercense:
1. istituisce il Capitolo Generale, cioè la riunione annuale di tutti
gli abati, da tenersi a Cîteaux, che costituisce una delle più importanti
innovazioni del monachesimo medioevale
2. formula il documento che, accanto alla Regola di San Benedetto, è
alla base dell'Ordine, la Carta Caritatis (cioè "Carta d'amore")
che stabilisce il vincolo di solidarietà e non gerarchico, tra le varie
abbazie
3. promuove la pubblicazione di un'unica versione, corretta anche con
l'ausilio di rabbini, della Bibbia per tutto l'Ordine
4. da un decisivo impulso allo studio del canto gregoriano, inviando
dei monaci a Metz e a Milano, centri principali del canto gregoriano in
Europa, per uniformare le preghiere comunitarie
Nel 1112 Santo Stefano Harding fonda il primo monastero legato a Cîteaux,
quello di La Fertè (la Fortezza), e nel 1113 è proprio lui ad accogliere nel
monastero San Bernardo, futuro abate di Clairvaux che, con trenta tra
fratelli, parenti ed amici, chiede di essere ammesso a Cîteaux per consacrarsi
totalmente a Dio.
In pochi anni (1113-1115) vengono fondate le abbazie cosiddette
"madri" dell'Ordine: Pontigny, Clairvaux e Morimond, dalle quali
partono i monaci che poi fondano altre abbazie sparse in tutta l'Europa (350
nel 1153, anno della morte di San Bernardo). I Cistercensi, con la loro
presenza, danno un grande impulso all'evangelizzazione dell'Europa ed alla
sua rinascita culturale, poiché ogni monastero è al contempo luogo di
preghiera, di studio e di lavoro agricolo.
In quest' opera di diffusione e di coesione dell'Ordine, San Bernardo ha una
parte notevole: egli, già da vivo, viene considerato il cuore e l'anima del
XII secolo. La sua santità lo porta ad una profonda essenzialità di vita che
lo vede ora guida spirituale dei suoi monaci, ora consigliere di papi e
sovrani, ora impegnato a calcolare il prezzo della lana o a seguire la
costruzione di Clairvaux, ora predicatore e promotore della IV Crociata, ora
fondatore dei Templari e, probabilmente degli Umiliati, ora consulente nelle
discussioni e nelle diatribe religiose o politiche che scuotono in quel
momento l'Europa, ora determinato accusatore delle eresie.
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VISITA ALL'ABBAZIA
- breve visita
 
CHIESA
Pur essendo la quarta fondazione italiana e la prima in Lombardia (1134), la
chiesa abbaziale presenta un alzato particolarmente elevato, rispetto alle
altre edificazioni cistercensi del XII secolo. L'aver dovuto posticipare fino
al 1182 gli inizi dei lavori di edificazione della chiesa ha fatto sì che si
fruisse delle esperienze delle abbazie iniziate prima e terminate in poco
tempo.
Infatti Morimondo é un esempio di architettura cistercense più evoluta già
sensibile allo stile gotico, nonostante l'utilizzo del materiale più tipico
dell'architettura romanica padana, il cotto, che è usato con straordinario
senso di ordine e con nobiltà di linee. Ciò che differenzia l'Abbazia di
Morimondo dalle altre abbazie cistercensi é essenzialmente un maggior slancio
dato dalle volte a ogiva. Le crociere della navata centrale non sono a pianta
quadrata, ma rettangolare e questo comporta dal punto di vista estetico una
maggiore verticalità e un maggior ritmo delle campate. La totale essenzialità
e nudità rientra nel programma architettonico cistercense, che, sotto lo
stimolo della predicazione di San Bernardo, rifuggono dal gusto decorativo e
dalla tradizione figurativa degli affreschi e capitelli scolpiti, tipici del
romanico .
La grandezza dell'architettura di Morimondo è data dalla semplicità ed
essenzialità dei mattoni a vista di tutto l'insieme: il Rinascimento e il
Barocco non hanno stravolto lo stile del XII secolo.
Tra le opere d'arte presenti all'interno meritano un'attenzione particolare:
1. il coro ligneo, situato non nella posizione originaria, ma dietro
l'altare maggiore e composto da 40 stalli esterni con alti schienali e da 30
più bassi addossati, agli inginocchiatoi. Il suo pregio è legato alle
rappresentazioni figurative e simboliche eseguite con la tecnica
dell'intarsio e della pirografia da Francesco Giramo nel 1522.
2. un grande affresco, strappato dal lato nord del chiostro e
ricollocato nel transetto. Datato 1515 e attribuito a Bernardino Luini,
raffigura la Madonna col Bambino e San Giovannino tra San Bernardo e San
Benedetto presentati in un ampio pergolato architettonico.
3. due tele di Daniele Crespi raffiguranti, in uno schema semplificato
e solenne, caratterizzato da una particolare chiarezza didascalica, le figure
di San Benedetto e di San Bernardo.
MONASTERO
Nel chiostro, nonostante gli inserimenti successivi (edificazione nel 1500
dei tre porticati e nella metà del '700 dei due palazzi, uno sul lato nord e
uno su quello ovest), é ancora leggibile la tipologia del monastero
cistercense con la classica distribuzione delle sale e degli ambienti di
lavoro; il lato nord del porticato é quello più antico (seconda metà del XII
secolo).
La sala capitolare é tra i pochi locali che non sono stati modificati nei
secoli successivi, come invece é successo al refettorio e alla cucina nel
XVII secolo. Nello scriptorium é stato inserito tra le arcate una grande sala
la cui costruzione ha comportato la demolizione di ben tre campate.
Un'altra peculiarità di Morimondo é quella che, essendo costruita a ridosso
di un avvallamento del terreno, presenta i lati est e sud del cenobio
edificati su più piani. Il lato est, partendo dall'alto, ospita il
dormitorio, poi al livello del chiostro la sala dei monaci, al di sotto del
quale si trovano altri due piani: sotto la sala dei monaci un locale con
volte a crociera ancora intatto ed in fase di restauro, sotto ancora le
cantine che si trovano al piano terreno. Da sud, pertanto, il monastero di
Morimondo si presentava come un'imponente costruzione di quattro piani,
esempio di un edificio di clausura sviluppato in verticale.
Alcuni scavi e ritrovamenti fanno ipotizzare che il refettorio, in tempi più
antichi, fosse più grande e costruito in perpendicolare rispetto al lato
meridionale del chiostro. Oggi é un locale relativamente grande che si
sviluppa parallelo al chiostro. Parimenti, diverse tracce testimoniano che
anche il lato ovest dei conversi si estendesse a sud, prima di essere
demolito e riattato.
Nonostante vari saccheggi documentati nella prima metà del XII secolo, le
modifiche barocche e la soppressione della comunità monastica, il monumento é
sopravvissuto nel tempo e con esso sono ancora vivi anche i valori per i
quali é stato edificato: la comunità locale ha progressivamente preso
coscienza della civiltà di cui il monachesimo cistercense fu promotore.
SIGNIFICATO
Quando si visita un luogo come l'Abbazia di Morimondo, se non si ha un po' di
preparazione o una guida si rischia di stare col naso per aria senza capire
nulla. E' come se leggessimo un libro in una lingua che non conosciamo:
comprendiamo le lettere, qualche parola, ma non il significato intero del
testo. E' importante porsi con un atteggiamento corretto, considerando che ci
troviamo in un monastero medioevale, dove il linguaggio architettonico era
usato come mezzo di espressione molto più di quanto non succeda oggi.
L'Abbazia è l'introduzione alla spiritualità cistercense: una realtà
materiale che rappresenta il cammino per arrivare a Dio. Per comprendere
questo linguaggio, prendiamo in esame la chiesa abbaziale di Morimondo.
l'esterno
Già da un esame esterno la struttura ci parla di umiltà: l'utilizzo dei
mattoni, fatti di argilla che per la zona non è un materiale ricercato o
prezioso, le murature lineari e sobrie, comprese quelle delle absidi,
l'assenza di un alto campanile, ma la semplice presenza di una torre nolare,
che si innalza all'incrocio tra transetto e presbiterio. Sulla facciata si
intravedono delle scodelle maiolicate inserite fra i mattoni, simboli della
carità dei monaci verso i pellegrini che qui trovavano cibo e ospitalità.
la luce
All'interno, colpisce nelle giornate di sole la presenza della luce sotto
forma di fasci e non in forma diffusa: in questo modo centro dell'attenzione
diviene la luce stessa e non ciò che essa illumina, così da portare il
pensiero alla luce soprannaturale di Dio che illumina l'anima. La chiesa,
come tutte le chiese antiche, è orientata, cioè ha l'abside rivolta verso est:
la luce entrando la mattina dalle finestre dell'abside ricorda al monaco, già
dalle prime ore del giorno, che Cristo è la vera luce del mondo.
la pianta
Anche la pianta della chiesa ha un suo significato simbolico: è una pianta a
croce latina che viene facilmente associata al corpo di Cristo in croce. In
alcune chiese, sempre facendo riferimento al corpo di Cristo in croce,
l'abside è inclinata rispetto all'asse centrale per ricordare il capo
reclinato del Cristo morente.
il coro
Quando i monaci cistercensi che vivevano nel monastero si sistemavano nel
coro per cantare le lodi e le preghiere a Dio, percepivano di essere il
respiro e la voce di Cristo nel mondo, proprio per la posizione nella quale
il coro era anticamente sistemato: in corrispondenza della cassa toracica del
Crocifisso.
le decorazioni
Per non distrarre il monaco dalla meditazione e dalla preghiera, non si
trovano vistose decorazioni e gli affreschi oggi esistenti sono stati
realizzati molto tempo dopo rispetto all'edificazione della chiesa.
la perfezione divina
Nella sua struttura muraria si possono notare molte imperfezioni e
asimmetrie, come ad esempio gli archi delle campate acuti sul lato nord e a
tutto sesto sul lato sud e i pilastri e le colonne più alti a destra che a
sinistra. Tutto questo non per incapacità costruttiva, ma per richiamare
sempre al monaco che solo Dio è perfetto; inoltre, per far memoria della
molteplicità del creato e della fantasia del Creatore, nella chiesa si
possono notare capitelli tutti differenti l'uno dall'altro. Camminando dalla
porta d'ingresso e dirigendosi verso l'altare, ci si può accorgere che il
pavimento della chiesa sale: Cristo salendo al cielo promise di
"attirare tutti a sé".
le proporzioni
Le proporzioni, oltre che per motivi di praticità costruttiva, non sono
lasciate al caso, attraverso i loro numeri ricordano i fondamenti della fede.
1 e 3, come l'Unità e la Trinità di Dio, ad esempio attraverso le tre
finestre in un'unica abside, 8 per ricordare il giorno della risurrezione dei
corpi con gli otto lati dei pilastri che sorgono a metà navata.
il chiostro
Passando al chiostro, struttura che mette in comunicazione tutti i locali del
monastero, notiamo che non ha sbocchi verso l'esterno e comunica solo con il
cielo per ricordare al monaco l'unico motivo della sua vita: avere la mente
fissa in Dio. I suoi quattro lati, disposti ognuno secondo un punto cardinale
richiamano al monaco le sue quattro virtù: disprezzo di sé, disprezzo del
mondo, amore del prossimo, amore di Dio. Il lato nord è quello che ricorda al
monaco la virtù dell'amore di Dio: guarda a mezzogiorno, dove il sole è più
alto e splendente, ed è il lato riservato alla preghiera. Il lato est è il
lato della virtù del disprezzo di sé e guarda al tramonto, al sole che cala;
qui si trovano gli ambienti che ricordano al monaco di non chiudersi in sé,
confidando solo sulle proprie forze. Il lato sud ricorda al monaco la virtù
del disprezzo del mondo e guarda alla notte. Il lato ovest è il lato della
virtù dell'amore del prossimo e guarda all'alba, al sole che sorge; qui si fa
la carità ai pellegrini, ai malati, ai poveri.
Il chiostro è il giardino interno del monastero ed è circondato da quattro
corridoi porticati che ricordano al monaco le sue quattro virtù. Il suo nome
deriva dal latino "claustrum" che significa chiuso. Infatti il
chiostro non ha sbocchi verso l'esterno e comunica solo con il cielo per
ricordare al monaco l'unico motivo della sua vita: avere la mente fissa in
Dio. Il chiostro è il cuore del monastero perché è il centro della vita dei
monaci: qui si trovano prima e dopo il lavoro, meditano, ascoltano alla fine
della giornata la lettura spirituale, fanno le processioni nei giorni di
festa solenne. 
la struttura
Infine c'è da notare che tutti i locali, qualunque sia lo scopo al quale essi
sono adibiti, hanno una struttura simile, semplice, lineare ed al tempo
stesso elegante perché per il monaco ogni attività, e non solo la preghiera,
deve essere una lode a Dio.
locali
La chiesa
Nelle abbazie, la chiesa è sempre il luogo più importante perché qui i monaci
recitano le loro preghiere e traggono il nutrimento spirituale per la
crescita della loro anima. La chiesa viene edificata generalmente sul lato
nord del complesso monastico, in modo da ripararlo da venti freddi di
tramontana e da non impedire, con la sua altezza, ai raggi del sole di
raggiungere tutti gli altri locali dell'abbazia. Viene frequentemente
edificata a croce latina, spesso a tre navate, con l'abside rivolta a oriente
e fino al Concilio di Trento, essendo riservata solo alla comunità monastica,
in base alle sue esigenze progettata e costruita.
Il presbiterio
E' la parte generalmente sopraelevata dell'abside riservata al clero
officiante; qui è situato l'altare per le celebrazioni solenni o comunitarie.
Le cappelle
Nelle chiese delle abbazie, a fianco dell'abside, si trovano delle piccole
cappelle, tutte provviste di altare, dove i monaci celebrano le loro messe
individuali. Il numero di queste cappelle è proporzionato al numero dei
monaci sacerdoti presenti nel monastero ed è sempre molto limitato, dato che
i cistercensi privilegiarono la liturgia comunitaria.
La scala
Questa è la scala che i monaci coristi usano durante la notte per scendere
dal loro dormitorio, che si trova al piano superiore, e recitare le preghiere
notturne. Sempre attraverso questa scala i monaci coristi salgono al
dormitorio dopo l'ultima preghiera della sera. Si può trovare su questa scala
la rappresentazione di Maria con Gesù Bambino, detta anche Madonna della
Buonanotte, per il saluto che i monaci rivolgono alla Vergine al termine
della giornata.
La porta dei morti
Attraverso questa porta i monaci accompagnano alla sepoltura i loro
confratelli defunti: infatti il cimitero dei monaci si trova all'esterno
della chiesa, spesso nella zona nord dei terreni abbaziali.
La porta dei coristi
Questa porta viene usata durante il giorno dai monaci coristi per accedere
alla chiesa dal chiostro.
La porta dei conversi
I conversi, che hanno un'ala del monastero a loro riservata, accedono alla
chiesa attraverso questa porta situata nella prima campata.
Il coro dei monaci
Nella seconda metà della navata centrale, quella prossima all'altare, e
addossato ai pilastri, veniva posto il coro dei monaci, una struttura lignea
composta da una o più file di stalli. Qui ogni monaco corista prendeva posto
per partecipare alle celebrazioni e recitare le preghiere leggendole su un
libro, manoscritto e miniato dai monaci stessi, che veniva posto al centro
del coro, a uguale distanza dagli stalli. Per questo motivo i libri liturgici
prodotti dagli amanuensi erano di grandi dimensioni, così che potevano essere
letti anche ad alcuni metri di distanza.
Il banco degli infermi
In questo luogo sedevano i monaci anziani o ammalati che da qui seguivano le
varie celebrazioni liturgiche. I conversi infermi trovavano posto nei banchi
a loro riservati e addossati alla controfacciata.
Il coro dei conversi
Nella prima metà della navata centrale, quella prossima alla controfacciata,
e addossato ai pilastri veniva posto il coro dei conversi, una struttura
lignea composta da una o più file di stalli, dove ogni monaco prendeva posto
per partecipare alle celebrazioni e recitare le preghiere che con il tempo
aveva imparato a memoria.
Il nartece
Nelle antiche chiese dell'inizio del cristianesimo questa era la parte
riservata a quelle persone che si avvicinavano alla fede, ma non avevano
ancora ricevuto il Battesimo. Questa struttura è rimasta, anche se con il
tempo ha cambiato la sua funzione e la sua struttura. È poco presente nella
tipologia cistercense, ma nelle altre chiese abbaziali spesso si presenta
come un piccolo portico addossato alla facciata sotto il quale si apre la
porta di ingresso. Quest'ultima era piccola e a volte addirittura mancava
perché queste chiese, fino alla riforma del Concilio di Trento, erano
riservate ai monaci e non aperte ai fedeli.
La sacrestia
Questo locale ha cominciato ad essere presente nelle abbazie solo quando la
liturgia ha iniziato a prevedere i paramenti liturgici di colore diverso, in
relazione al periodo dell'anno. Inizialmente, infatti, i monaci si vestivano
per la Messa all'interno delle cappelle laterali, dove erano anche conservati
i paramenti.
Il mandatum
Viene così chiamato il lato nord del chiostro perché qui si svolge ogni
sabato il rito della lavanda dei piedi, nel quale l'abate lava i piedi ai
monaci per ricordare il gesto di Cristo nei confronti dei suoi apostoli
durante l'Ultima Cena, quando assegnò loro il mandatum, cioè il comandamento
nuovo di amarsi gli uni gli altri come lui li aveva amati. In questo lato del
chiostro, dove il sole batte per più ore al giorno, si trovano anche i
sedili, in pietra o mattone, sui quali i monaci sostano per ascoltare la
lettura spirituale prima dell'ultima preghiera della sera e in questo
corridoio passeggiano durante la preghiera personale.
Il lavabo
Nel lato sud del chiostro, in prossimità del refettorio dei coristi, si trova
il lavabo, dove i monaci possono lavarsi la mattina, prima dei pasti e prima
di andare in chiesa. Spesso è coperto per riparare i monaci durante i giorni
di cattivo tempo. L'acqua, opportunamente incanalata, giunge qui dal corso
d'acqua che scorre nei pressi dell'abbazia e che alimenta anche la cucina e i
servizi. La posizione del lavabo non è centrale rispetto al chiostro, ma
rispetto alla costruzione dell'intero monastero perché questa fonte d'acqua
ricordi sempre al monaco il centro della sua vita: Cristo, fonte d'acqua
viva.
L'armarium
E' un piccolo locale, a volte una semplice rientranza, nel quale vengono
conservati i libri che i monaci usano giornalmente per le loro preghiere,
come quelli per la Lectio Divina e per la lettura spirituale, e per questo
motivo si trova proprio vicino all'ingresso della chiesa. Se il monastero è
di piccole dimensioni, questo luogo funge da biblioteca.
La sala capitolare
Qui i monaci si riuniscono ogni giorno per la lettura di un capitolo della
Regola di S.Benedetto: da questo il nome di sala capitolare. Sempre qui i
monaci si riuniscono per ascoltare il Martirologio, prendono le decisioni
importanti per la comunità, eleggono gli abati, accolgono i candidati alla
vita monastica e danno l'estremo saluto ai defunti. La sala capitolare è,
quindi, per la vita del monaco, il locale più importante dopo la chiesa. Per
entrare nella sala capitolare i monaci scendono alcuni gradini in segno di
umiltà, visto che qui i religiosi si autoaccusano davanti ai confratelli
delle proprie mancanze nei confronti della Regola e l'abate assegna le
punizioni. Il sedile dell'abate è al centro della parete orientale, mentre
gli altri monaci trovano posto sul sedile in muratura che corre lungo le
pareti. Sulla parete occidentale, quella che si apre sul chiostro, ci sono
delle finestre, alle quali si affacciano i conversi per assistere alle
riunioni, visto che essi non hanno diritto di accesso alla sala.
La scala diurna
Attraverso questa scala i monaci coristi hanno accesso al loro dormitorio,
ambiente che occupa tutto il piano superiore del lato est e al quale si
accede anche dal transetto destro della chiesa. Il dormitorio è costituito da
un unico vasto locale dove i monaci dormono in comune, a volte separati da
pannelli divisori; ha finestre piccole e rare per fare in modo che il freddo
dell'inverno non penetri eccessivamente.
Il passaggio
Questo stretto corridoio è usato come passaggio dal chiostro ai terreni
orientali interni dell'abbazia. Qui, inoltre, il priore assegna ai monaci il
lavoro del giorno e, in caso di necessità, si può conversare con i
confratelli e con i superiori; per questo motivo è noto anche come
parlatorio.
La sala di lavoro
Al suo interno i monaci coristi svolgono i lavori che nei periodi di cattivo
tempo non possono essere compiuti all'aperto. Serve anche come sala di studio
e di trascrizione dei manoscritti, perciò detta anche scriptorium.
Il calefactorium
Il calefactorium, a parte la cucina e l'infermeria, è il solo locale del
monastero che viene riscaldato. Ha un grande camino e qui viene custodito il
fuoco per la liturgia, per la cucina, per l'infermeria, per le torce. Qui i
monaci possono passare per riscaldarsi prima del riposo notturno e gli amanuensi
preparano gli inchiostri e i colori per le miniature.
Il refettorio
E' il locale nel quale i monaci consumano in silenzio i pasti, mentre vengono
letti passi della Sacra Scrittura o dei libri spirituali. Lungo una delle pareti
longitudinali è prevista la presenza di un pulpito dove il monaco incaricato
sale a leggere, secondo dei turni settimanali. Nei primi monasteri il
refettorio è parallelo al lato sud, ma in seguito viene costruito
perpendicolarmente per fare in modo che, in caso di necessità, cioè se il
numero dei monaci aumenta di molto, si possa provvedere al suo allungamento.
La cucina
In questo ambiente vengono preparati i pasti per i monaci coristi e conversi.
E' spesso un ambiente di forma quadrata e di dimensioni modeste che comunica,
attraverso due passavivande, con il refettorio dei coristi da un lato e dei
conversi dall'altro. Vi possono accedere solo i cucinieri designati
dall'abate e, in casi eccezionali, come ad esempio quando il calefactorium è
spento, anche gli amanuensi.
Il refettorio dei conversi
I conversi hanno un'ala del monastero a loro riservata che inizia dal
refettorio, il locale nel quale consumano in silenzio i pasti.
L'ingresso
Il piccolo corridoio che separa il refettorio dei conversi dal dispensarium
costituiva spesso l'ingresso al monastero. L'ingresso era localizzato sul
lato dei fratelli conversi perché erano loro che avevano rapporti con il
mondo esterno.
Il dispensarium
Il dispensarium è il vasto locale al piano terra dell'ala ovest del monastero
che serve come sala di lavoro per i conversi e come magazzino. Al piano
inferiore si trovano anche la foresteria, il locale per l'accoglienza dei
forestieri e dei pellegrini, e l'infermeria per i monaci, che serve anche
come ospedale per i poveri. Al piano superiore si trova il dormitorio dei
conversi. Fanno parte degli edifici dell'abbazia anche costruzioni staccate
come il forno, il mulino, i lavatoi, le stalle, le scuderie, i locali per la
lavorazione dei formaggi e del vino, le cantine e le grange.
Il passaggio dei conversi
E' lo stretto corridoio che separa dal resto del monastero i locali riservati
ai conversi e permette a questi ultimi l'accesso alla chiesa.
Latrine
I corsi d'acqua, fiume, torrente, sorgente, adiacenti al monastero vengono
deviati e incanalati, in manufatti di legno o di coccio, in maniera tale non
solo da portare acqua al pozzo del chiostro e da lambire le future cucine, ma
anche per garantire la pulizia delle latrine.
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