IL BILINGUISMO
TERRITORIALE, UN SOSTEGNO PER L'AUTENTICITÀ CULTURALE |
di Jean Paul Bahati http://www.radio.rai.it/radio1/ponteradio/speciali/2002_05_16_bilinguismo/ Una lingua ha due funzioni: veicolo di comunicazione e memoria collettiva. Quando un popolo sceglie di parlare una lingua lo fa su basi di parità e uguaglianza, e non sostituisce la propria lingua con quella appresa. Se l'incontro tra nazioni non avviene su basi di uguaglianza si identifica una lingua oppressiva e una lingua oppressa. A garantire la salvezza delle lingue africane, sono state le masse non alfabetizzate, che hanno mantenuto e mantengono, fino oggi, in vita gli idiomi indigeni. Gli scrittori
africani trasportano l'oralità nei loro scritti usando una lingua (coloniale)
non corretta, più vicina a quella parlate, usano i proverbi, usano la non
linearità temporale degli eventi; traducono la sintassi orale delle lingue
locali nella lingua coloniale, adattandola ai tempi della conversazione in
lingua locale. |
Parlando della cultura, negli
anni '60 Levy Strauss e Althusser hanno dato un grosso contributo ai CulturalStudies.
Secondo Strauss, non si è mai consapevoli al cento per cento della cultura in relazione con la lingua in cui si è immersi; Althusser parla invece di rappresentazione culturale con la lingua, la decodificazione del processo di rappresentazione che fa si che una esperienza nasca. Egli determina le sottoculture che sono in relazione con la cultura egemone.
L'Africa si distingue in tre grandi gruppi appartenenti a famiglie
linguistiche diverse:
bantu, nilotica e cuscitica.
I Luhya, i Kamba e i Kikuyu (i più numerosi, circa
3.600.000) sono di lingua bantu; i Masai, i Turkana, i Suk
(popoli allevatori) e i Nandi (divenuti agricoltori) come pure i Luoghi
delle rive del lago Vittoria fanno parte del gruppo nilotico; i nomadi somali,
i Borana e gli Orma sono del gruppo cuscitico.
Le lingue bantu comprendono circa 500 lingue. Tra le più importanti lo zulu e
lo xhosa in Sudafrica, il kikuyu in Kenya, il makua in Mozambico e altre.
Attualmente stanno nascendo delle letterature in lingue bantu. Il gruppo delle
lingue nilotiche appartiene alla famiglia di lingue africane più antiche,
risale a circa 5000 anni fa. Queste lingue vengono parlate in una fascia
genericamente continua che va dalla grande ansa del fiume Niger, nell'Africa
Occidentale, all'Etiopia, passando per l'alta valle del Nilo e parte
dell'Uganda e del Kenya.
Il ramo cuscitico, diffuso in Etiopia, Somalia e sulla costa del Mar Rosso, ha
il maggior numero di parlanti e può vantare inoltre la tradizione più lunga e
ricca di letteratura. L'arabo, la lingua più importante del gruppo, è la più
diffusa in Nord Africa e nella Repubblica del Sudan. L'amarico è la lingua
ufficiale in Etiopia (appartenevano alla famiglia delle lingue cuscitiche anche
l'antica lingua egizia, ora estinta, e la lingua copta).
La lingua swahili, essenzialmente bantu, con l'introduzione di numerose parole arabe, asiatiche ed europee, è divenuta la lingua franca di circa 60 milioni di persone nell'Africa orientale. Nello stesso tempo, però, la cultura swahili si è spostata dall'entroterra africano verso il mare e i paesi orientali, restituendo alla popolazione la consapevolezza della propria identità e delle proprie origini. La lingua swahili è parlata in Africa orientale, cioè in Tanzania (Tanganyika e Zanzibar), Kenya e Uganda, nella Repubblica Democratica del Congo e in Burundi.
In Camerun si parlano 286 lingue, di cui 279 sono attualmente in circolazione. Tre sono lingue seconde senza lingue madri parlate: per esempio la lingua Abo parlata nel Nord di Douala, all'ovest del fiume Wouri.
Nella Repubblica Democratica del Congo, le lingue parlate sono 219, di cui 218 sono in circolazione.
7 sono le lingue parlate in Madagascar e tutte vive. Una di esse è la Malagasy,
che racchiude diversi dialetti: l'Antankarana (parlato al Nord di Antananarive,
con classifica di Autronesian), il Malayo-Polynesian e il dialetto Malagasy,
parlato ancora più ad ovest.
36 quelle del Senegal, tutte vive. Ad esempio la Balanta-Ganja,
parlata nel sud del Senegal, i cui nomi alternativi sono Balante, Balanda,
Bulanda. I dialetti derivati sono Fganja, Fjaalib.
137 le lingue parlate in Tanzania, di cui 135 vive e 2 in estinzione. Ad
esempio, la Bembe, sul lago Tanganyika e tutta l'ansa della regione di
Kigoma.
Piano strategico
Swahili
(http://www.arsprogetti.it/swahili/open.asp)
Piano Strategico per la conservazione e lo sviluppo della cultura Swahili
Kenya (1996-1997)
Ente finanziatore: Commissione Europea
Il progetto ha prodotto un piano di capacity building e di rafforzamento
istituzionale dei Musei Nazionali del Kenya, una strategia di coinvolgimento e
di generazione di reddito per le comunità swahili ed un quadro di armonizzazione
tra sviluppo economico e conservazione del patrimonio nella regione costiera
del Kenya.
La conservazione e il revival della cultura sono visti in questa
prospettiva come un mezzo per rafforzare il senso di identità del popolo, la
democrazia e la società civile in Kenya.
Ma c'è una prospettiva ancora più ampia, ovvero l'evoluzione sociale ed
economica in Kenya pone tre grandi sfide cui i Musei Nazionali del Kenya
possono e debbono contribuire in modo significativo:
I Musei Nazionali del Kenya (NMK) avevano un grande potenziale inespresso per la conservazione e lo sviluppo del patrimonio culturale. NMK ha fama mondiale in archeologia preistorica e paleontologia ed è un potente istituto di ricerca in storia naturale.
Le aree etnografia,
storia della cultura, forme di espressione culturale erano state sempre trattate
in modo marginale e avevano bisogno di rafforzamento.
Il patrimonio culturale del popolo Swahili è ricco di beni materiali e
immateriali e la sua way of life è marcata da forti tradizioni. Oggi, tale
patrimonio culturale è messo in pericolo dalla sua progressiva perdita di
significato per il popolo Swahili che deve confrontarsi con l'impoverimento e
l'emarginazione. D'altra parte esiste un forte potenziale di sviluppo basato
sulla cultura.
Il progetto ha definito una strategia per rispondere a queste sfide e, focalizzandosi sull'organizzazione dell' NMK sulla costa e sulla conservazione della cultura Swahili, ha indicato una strada per: