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Venerdì

12 Giugno 2015 

ore 21.00

Il Nepal, prima e dopo il terremoto

di Stefania Sofra

Il Nepal è un piccolo paese, conosciuto soprattutto per i trekking, dall'Himalaya all'Annapurna, all'Everest con vette che superano i 7000 metri,  ma anche per la bellezza dei suoi templi. La capitale, dal nome evocativo, Kathmandu, a 1400 m d'altitudine, così intrisa di storia e mito, merita di essere visitata e compresa in questo suo mondo così religiosamente devoto e composto, tra gente semplice e umile. Nella valle di Kathmandu ben sette siti sono inseriti nella lista dell'Unesco, tra stupa buddisti, templi hindu e palazzi, basta ricordare le Durbur square di Kathmandu e di Patan, Bhaktapur, dove Bernardo Bertolucci ha girato "Il piccolo Buddha", Pashupatinath, la "Varanasi" del Nepal, dove i nepalesi bruciano i loro morti sulle rive del Bagmati. Un paese che regala pace con i suoi monasteri buddisti, i mantra dei monaci tibetani, lontani dal consumismo e dai beni materiali. Un altro mondo.

Ero andata in Nepal il 26 dicembre....avevo trascorso il capodanno a Pashupatinat nel pomeriggio del 31 e la notte a Kathmandu, nella semplicità delle piccole cose, nella serenità di un mondo così diverso dal nostro. Un ricordo bellissimo! A gennaio ero tornata a casa, ma con la voglia di riandare ancora in Nepal. E così il 24 aprile ero ripartita, anche per trascorrere lì il mio compleanno.... nel modo più semplice. E poi ..... il terremoto, l'impotenza, la distruzione, la rabbia, l'incredulità, il dolore, la sofferenza, la paura, la sopraffazione della natura e domande senza risposte, perché la natura risposte non ne da. Ed io ancora non me lo so spiegare, una ragione proprio non la trovo.

E' passato più di un mese, la gente si è già dimenticata che quasi 10.000 nepalesi sono morti, un'infinità di loro è senza casa, tanti bambini sono rimasti orfani, non hanno tende e la stagione dei monsoni è alle porte, manca tutto, gli aiuti arrivano a singhiozzi e non raggiungono in modo capillare i villaggi, alcuni dei quali completamente distrutti, il governo c'è... e non c'è. Non preoccupiamoci solo dei templi distrutti, che rappresenta ovviamente una grave perdita culturale e storica, ma pensiamo anche all'anima di questo popolo, alla loro sofferenza personale, al  trauma...che non si cura con i soldi. In occidente abbiamo un supporto psicologico per qualsiasi problema, in Nepal devono ricominciare da capo, risorgere dalle ceneri, e forse questa gente non ha nemmeno il lusso di capire che la loro sofferenza psicologica va curata e aiutata, loro devono pensare a sopravvivere, a trovare acqua, cibo, riparo. Chiamo spesso i nepalesi che conosco, mi raccontano come stanno vivendo, mi mandano foto, e nella loro umiltà mi chiedono di non dimenticarli.... di aiutarli: "Stefania non mandarci soldi, mandaci tende, abbiamo bisogno di tende, arriva la pioggia e non sappiamo dove andare". Parole che mi stringono il cuore, e sempre, come prima cosa, mi chiedono "come sto", segno tangibile della loro grande umiltà.

Ho deciso che tornerò in Nepal quest'estate. Il turismo è la loro ancora di salvezza: dobbiamo tornare a fare il trekking sulle loro montagne, a vedere i templi rimasti in piedi, a comprare i loro souvenir, a farli sentire parte del mondo, importanti e mai abbandonati. Non dimentichiamo la loro gentilezza e la loro meravigliosa accoglienza, loro che non avevano molto e che ora hanno meno di niente. Il saluto "namasté" (mi inchino a te) testimonia una gentilezza d'animo che si perde e si fonde con la loro storia, dagli sherpa alla gente dei villaggi e delle città, simbolo di un animo nobile.

Vi invito a vedere questo mio reportage "Nepal: prima e dopo il terremoto" per capire più da vicino questo popolo ed il Nepal, per non dimenticarli ..... hanno bisogno di noi e noi abbiamo ora l'occasione di  restituirgli un po' di quella serenità che loro ed il loro paese ci hanno regalato ad ogni viaggio.

Namasté con tutto il cuore!

Stefania