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Fare
il giornalista di guerra è un mestiere rischioso, difficile, dai
profondi risvolti etici, eppure spesso sottovalutato. Ma è proprio
dalla testimonianza e dalla professionalità degli inviati che noi
veniamo a conoscenza di eventi e realtà: attraverso i loro occhi e la
loro capacità di interpretazione. Dunque un approccio alle aree di
crisi a volte filtrato dalle circostanze, ma sempre con l’impegno alla ricerca della “migliore verità possibile” da offrire ai
fruitori dei media.
Ma
esiste davvero per i giornalisti la possibilità di fornire comunque
un’informazione obiettiva e senza censure nel panorama internazionale?
Anche nei teatri di guerra e in Stati dove regnano dittature restie a
diffondere notizie? E quanto rischiano gli inviati di guerra per
garantirci quell’informazione, a volte impossibilitati a svolgere il
proprio lavoro come vorrebbero, a cercare di far emergere le ragioni
profonde che si celano al di là della propaganda e degli stereotipi?
Verificare i fatti, interpretarli nonostante la loro complessità
evitando la strumentalizzazione e la spettacolarizzazione degli eventi,
richiede preparazione e onestà intellettuale, capacità di mettersi in
discussione oltre le proprie convinzioni per non abdicare a quel dovere
di un corretto uso dell’immenso potere mediatico che i mezzi
d’informazione hanno.
Il
racconto di una notizia, nonostante tutte le innovazioni tecnologiche
che permettono oggi presenze “virtuali” anche nei luoghi più
reconditi, non ha intaccato l’imprescindibile necessità per il
giornalista di essere lì dove le gli avvenimenti accadono. Nulla può
surrogare l’esperienza diretta, ed è proprio di questa esperienza che
l’inviato ci rende testimonianza.
L’incontro
con Fabio Angelicchio, giornalista, inviato di guerra, ci da
l’opportunità di conoscere da vicino le dinamiche di questo mestiere,
le verità degli altri, gli strumenti per comprendere meglio il viaggio di una notizia dai campi di battaglia alle testate di televisioni
e giornali. Per farci guardare lontano, … e non solo.
Stefania
Sofra
- Giornalista
e Inviato, Fabio Angelicchio, un passato nella carta stampata, segue
attualmente per il canale televisivo La7 i
principali eventi internazionali.
- Per
due mesi ha raccontato da Baghdad la guerra in Iraq del 2003, tornandovi
nuovamente per l’attentato di Nassirya, la cattura di Saddam Hussein,
le elezioni politiche ed altri eventi legati alle vicende del paese.
- E’
stato inviato in Tailandia in occasione dello tsunami, in
Spagna per gli attentati di Madrid alla stazione di Atocha e per le
elezioni politiche, in Francia per le elezioni presidenziali
transalpine.
- E
ancora, è stato corrispondente in Afghanistan, nei Balcani, in
Africa, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti per seguirne gli eventi
politici.
Da sempre interessato alla politica internazionale, in
particolare all’area mediorientale, si è recato più volte in Israele e
Territori Palestinesi, Siria, Libano e Giordania. Ma anche nello Yemen, in
Oman e più in generale nei paesi della penisola arabica. Attualmente partecipa al programma in onda su La7,
Omnibus,
e conduce l’edizione delle 12.30 del telegiornale.
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